Evocare gli Spiriti

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Legacy
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Evocare gli Spiriti

Considerazioni sulla relazione tra noi e i nostri defunti

Queste informazioni sulla vita dopo la morte ci vengono dalle opere di Rudolf Steiner e dalla divulgazione da lui fatta dell’Antroposofia: quella via della conoscenza che vorrebbe aiutare la parte spirituale che è nell’uomo ad avvicinarsi allo spirituale che è presente in tutto l’Universo.

L’uomo che vive nei mondi spirituali il periodo tra la morte e una nuova nascita, rivolge la propria nostalgia al nostro mondo fisico per tutto ciò che è stato lasciato incompiuto, all’incirca nel modo in cui noi rivolgiamo la nostra nostalgia al mondo spirituale.
L’anima non è priva di coscienza, anzi sperimenta in sé una coscienza accresciuta.

Ci sono due momenti in ogni nostra giornata che possiamo utilizzare per contattare i defunti: sono il momento in cui ci addormentiamo e il momento in cui ci risvegliamo. Questi due attimi hanno un’importanza straordinaria: il primo è il tempo adatto a porre domande; il secondo è il più propizio per ricevere risposte. E’ necessario concentrarsi, avere un atteggiamento ricettivo, e staccarsi dalle attività. L’addormentarsi e lo svegliarsi durano solo un attimo, ma se si acquista sensibilità per questi due momenti avremo le migliori notizie dal mondo spirituale.

Se vogliamo chiedere qualcosa ad un’anima defunta dobbiamo mantenere viva la domanda sino al momento in cui ci addormentiamo. Non deve essere un lungo discorso.

Al momento del risveglio invece, bisogna essere ricettivi per quello che il defunto ha da comunicarci. Il momento del risveglio è il più favorevole alla ricezione dei numerosi messaggi dai defunti, anche se non ne siamo coscienti.

Noi parliamo continuamente coi morti nella parte inconscia della nostra anima. Se nel momento di addormentandoci diremo loro quanto scaturisce dal profondo del nostro cuore, o porremo delle domande, al risveglio saranno loro a parlare con noi, ed eventualmente rispondere alle nostre domande.

E’ importante mantenere un rapporto di affettuoso e cordiale interesse, un atteggiamento amorevole e una profonda partecipazione. Dovremmo ricordare dei momenti in cui siamo stati profondamente congiunti con la persona deceduta, dei momenti in cui ci si è particolarmente interessati a lei, e poi offrirle questo ricordo come se si volesse dirle qualcosa.

Solitamente la coscienza normale si addormenta subito, ma spesso quanto è trascorso durante il giorno permane nei sogni. Dovremmo riconoscere che nei sogni traspare qualcosa che proviene della nostra anima e va verso i morti.

Al nostro risveglio siamo accostati da molti defunti. Gli impegni quotidiani premono, e il momento del risveglio passa veloce, senza che noi prestiamo attenzione a ciò che emerge dalla nostra anima, e quel poco che recepiamo lo attribuiamo a noi stessi. Invece, ciò che sentiamo emergere dal nostro profondo, è proprio ciò che i nostri cari scomparsi hanno da comunicarci.

I morti sono sempre intorno a noi e partecipano alla nostra vita. Anche i nostri pensieri, desideri, intuizioni sono da loro influenzati. Dobbiamo esserne coscienti.
Essi, infatti, si muovono e vivono intorno a noi! Come durante il nostro sonno non percepiamo gli oggetti fisici che ci stanno accanto, così durante la nostra vita da svegli non percepiamo i morti intorno a noi. Ci separa da loro soltanto lo stato della nostra coscienza.

Il dialogare con i morti è un’attività molto concreta e nessun espediente può sostituire gli sforzi umani di trasformare il dolore in gratitudine. Gratitudine per tutto ciò che si è ricevuto e si è condiviso nella vita.

I defunti ci “raggiungono” con più facilità, se qui sulla terra possono trovare pensieri, sentimenti e sensazioni, rivolti a loro. L’amore, la simpatia costante che conserviamo verso i defunti stabiliscono questo collegamento.

I defunti si chiamano con un moto di affetto. E’ questo che crea il contatto. E’ questo che loro sentono. Bisogna ricordarli in situazioni che abbiamo vissuto insieme, anche le più semplici, non importa se recenti o remote (ad esempio mentre parlava o si lavorava insieme). Si dovrebbero immaginare delle scene reali.

Quando una o più persone defunte ci vengono improvvisamente in mente, mentre stiamo svolgendo le nostre attività consuete, dobbiamo arguire che sono loro che stanno chiedendo la nostra attenzione. A quel punto è doveroso per noi dedicare loro qualche minuto del nostro tempo, così come faremmo per un appuntamento telefonico: qualche minuto speso per uno “scambio” di idee. Si tratta infatti di uno scambio e non di un discorso unilaterale: uno scambio che risulterà benefico per entrambi.

Subito dopo la morte, si apre davanti all’anima del defunto un ampio quadro mnemonico, una spece di film, in cui il defunto vede e sperimenta tutto quanto ha vissuto dalla nascita alla morte fisica, questo comprende anche tutti gli avvenimenti che erano stati dimenticati. Questa esperienza dura pochi giorni.

Dopo che il quadro mnemonico è sbiadito, si rafforza nell’anima qualcosa che sta a metà strada tra il sentire e il volere. Il defunto guarda indietro per vedere quegli episodi della sua vita trascorsa in cui non è stato soddisfatto da ciò che ha detto o fatto, e questo esame dura diversi anni. Guarda alla sua esistenza terrena e vi scorge tristemente tutto ciò che vi è rimasto incompiuto.

Va notato che chi si trova in questa fase può essere aiutato da qualcuno ancora in vita sulla terra.

Noi possiamo trasmettere ai defunti delle conoscenze spirituali, che rappresentano la medicina della loro anima, perché esse operano nel profondo della coscienza. Sarebbe perciò utile leggere per loro dei testi di elevato contenuto spirituale, ad esempio i Vangeli e soprattutto quello di Giovanni oppure altri testi di spiritualità scritti da autori che hanno avuto accesso ai mondi superiori, come le conferenze di R. Steiner.

Questo tipo di lettura può essere fatta in ogni momento, non c’è un’ora più propizia. Si deve soltanto concentrarsi su ciò si legge andando a cogliere la profondità del messaggio. Si devono valutare i concetti parola per parola, come se dovessero essere recitati interiormente. Non serve leggere ad alta voce, se leggiamo mentalmente, allora i morti “leggeranno” con noi.

Il piano astrale è solitamente un luogo solitario per tali anime e spesso loro desiderano contattare esseri viventi. I fantasmi che si vedono o si percepiscono nelle vecchie case (spesso persone che sono morte in quel luogo), sono coloro che non riescono a staccarsi dai membri ancora vivi della famiglia o dalle persone amate; di solito il fantasma si attacca a qualcosa – la casa, il luogo di lavoro, la famiglia vivente, od una famiglia simile.

Generalmente però il sistema di evocazione molto diffuso è la Seduta Spiritica tramita la TAVOLA OUIJA. La tavola Ouija (spesso pronunciata wee-gee o chiamata scatola weegee in inglese) è una superficie piatta sulla quale sono disegnate tutte le lettere dell’alfabeto, i numeri dallo 0 al 9, spesso un “sì” ed un “no” ed altri simboli, il cui utilizzo è abbinato ad una lancetta mobile chiamata “planchette”. Lo scopo di tale tavoletta è porre delle domande alle anime dei defunti, che attraverso un medium, farebbero sì che la lancetta si muova sulla tavola ouija e componga, utilizzando le lettere, la risposta. La parola “ouija” deriva dall’unione dei due termini, “oui”, (“sì” in lingua francese) e “ja” (stesso significato in lingua tedesca). Ne esiste una versione chiamata Yesda (unione dell’inglese “yes” e del russo “da”), per distinguerne l’originalità dell’essere completamente elettronica e con comando a distanza. Usata tra il XVIII secolo e il XIX secolo, essa non aveva un nome preciso, ed era composta solo dalle lettere dell’alfabeto. Inventori “ufficiali” della tavoletta Ouija furono gli uomini d’affari Elijah J. Bond e Charles Kennard che ebbero l’idea di brevettare la tavoletta e metterla in commercio il 28 maggio 1890.
Nel 1901 un impiegato di Kennard, William Fuld rilevò i diritti di sfruttamento della tavoletta parlante, rimettendola in produzione 1901 e dandogli l’attuale nome “Ouija” (attualmente il trademark per la tavola Ouija è detenuto dalla ditta Parker Brothers)

La tavola OuiJa è utilizzata nel corso delle sedute spiritiche per permettere allo spirito contattato di manifestarsi, in modo chiaro, ai partecipanti, compitando le parole del suo intervento.

I partecipanti alla seduta si raccolgono attorno alla tavola OuiJa, e tengono tutti le dita appoggiate sulla tavoletta indicatrice. Grazie alla loro “energia” e all’intervento degli spiriti, ogni lettera viene indicata per formare le risposte alle domande che vengono poste agli spiriti convocati dai partecipanti.

Gli psicologi danno a questo fenomeno la spiegazione dell’effetto ideomotorio (automatismi e comportamenti guidati da associazioni inconsce) il che significa che non e’ necessario esercitare una pressione forte per far muovere la planchette, i partecipanti possono anche non rendersi conto di farlo.

Ma la vera storia delle tavole OuiJa resta ancora un mistero: secondo alcuni sono porte medianiche per entrare in contatto con gli spiriti e le loro origini sono antichissime.

Nessun altro singolo prodotto cattura l’immaginazione del pubblico come la tavola Ouija. E ‘solo un giocattolo, come molti sostengono, o è un portale per il regno dello spirito dove si possono trovare le risposte ai tanti misteri della vita? Le Ouija a volte assumono una vita propria? Si tratta di un atto di illuminazione, o un portone aperto sul disastro? Domande come queste continuano a intrigare dopo un centinaio di anni e sono ciò che rende la tavola Ouija straordinaria e davvero magica.

MA C’E’ L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA…

Le risposte ottenute attraverso la Tavola Ouija provengono, nel 90% dei casi, dai demoni, o alcune volte personalmente da Satana. E’ un sistema troppo vago di comunicazione che lascia aperte troppe porte attraverso le quali può entrare chiunque, sostituendosi all’entità evocata. La tavola Ouija è un potente ‘gioco’ satanico, tramite cui bambini e ragazzi vengono indotti a mettersi in contatto con Satana e i demoni.

Molti bambini e ragazzi hanno cominciato ad avere incubi dopo avere giocato con questo ‘gioco’, e ci sono stati casi documentati di possessione diabolica.

La Bibbia, la Parola di Dio, comanda di non consultare gli spiriti:
“Non vi rivolgete agli spiriti, né agl’indovini; non li consultate, per non contaminarvi per mezzo loro. Io sono l’Eterno, l’Iddio vostro ”

Levitico 19:31

Dio sa quali pericoli si nascondono dietro la consultazione o l’evocazione degli spiriti dei morti, perché sa che quest’arte divinatoria è campo del diavolo il quale nella sua astuzia e malvagità la usa per sedurre le persone, opprimerle, tormentarle, farne delle porte per gli spiriti malvagi. Ecco perché ha vietato di consultare gli spiriti e quelli che li evocano.
Ci vogliono anni di esperienza per raggiungere un risultato valido e attendibile e sarà molto difficile chiudere quella ”porta” dopo averla aperta…

Ecco quindi che ” Chi ha orecchie per udire, oda quello che dice Iddio “.

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